SMIPAR

 

Spagna

 

 

            Il cielo grigio e scuro non permette al buio di abbandonare il piazzale della SMIPAR, le camerate circondano il piazzale e gli allievi si radunano dietro di esse per essere inquadrati, “allineati e coperti”.

            Fa freddo ed è molto umido, tutta la caserma ha assunto un colore grigio-marrone scuro, sei spaesato, fuori dal tuo ambiente familiare, sei solo, anche se circondato da tanti commilitoni, lontano da casa, hai vent’anni e ti hanno detto che sei un uomo. Devi prepararti per diventare un Paracadutista, ma ancora non lo sei, non sai neanche se salterai dalle torri sul telo, non sai se “ti reggerà la pompa”, i tuoi occhi spaesati si guardano intorno intontito dal sonno, stordito dal freddo, ubriaco d’insicurezza, attento a non sbagliare, a non mostrare paura, sarebbe la fine, gli altri ti farebbero in poco tempo a pezzi. Meno parli, meno sbagli, meno ti esponi, meno cerchi di dimostrare qualcosa, più possibilità hai di attraversare lo stagno dei coccodrilli incolume.

            Anche se sei un ufficiale, se hai le “stellette”, non sei niente, il tuo basco non è rosso, certo nessun graduato potrà farti fare le “pompate”, né potrà insultarti o mancarti di rispetto, per quello c’è “Gaeta”, la prigione militare, ma ci sono tanti modi per farti capire che sei un nulla, finché non stacchi gli stivaletti da lancio dalla fusoliera nel vuoto.

            Il clima è incerto, si scherza poco, all’adunata bisogna presentarsi in modo perfetto, gli stivaletti puliti, la cinta a posto,


 

l’uniforme non può avere le tasche messe male o avere bottoni mancanti, tutto deve essere perfettamente ordinato ed a posto, non si sgarra e non si può sgarrare, non a causa delle possibili punizioni, ma perché è così e basta.

            Mani in tasca, neanche a pensarci. Da lontano si sentono delle note di una musica familiare, i plotoni confluiscono sul piazzale per l’alza bandiera alle otto del mattino, l’atmosfera è surreale permeata da una leggera nebbiolina, gli altoparlanti posizionati a breve distanza uno dall’altro fanno uscire il suono di Stairway to Heaven che inizia con un crescendo che aumenta via via d’intensità e di ritmo, i plotoni sembrano tenere il passo al ritmo della musica, mai mi sarei aspettato di sentire in un ambiente formale e stereotipato com’è quello di una caserma, la musica dei Led Zeppelin, per tutta la durata della canzone da tutte le camerate confluiscono i soldati perfettamente inquadrati ed al passo, si allineano fra loro posizionandosi su due schiere contrapposte, la musica dunque sfuma fino a scomparire del tutto, lasciando in silenzio il piazzale per lasciare spazio agli ordini dell’alza bandiera.

 

 

                                                                                  .......... Folgore!